Un itinerario nella fede attraverso l’arte a Mondolfo

Per antichi Santuari, Monasteri,
avite Chiese e Conventi

Un itinerario nella fede attraverso l’arte a Mondolfo

Dalla costa adriatica, risalendo la stretta valle del fiume Cesano lungo la SP 424, si percorre il territorio di Mondolfo. Nel corso dei secoli la pietà dei suoi abitanti, specchio di quella profonda fede cristiana radicata nelle Marche, volle edificare in onore di Dio, del suo Figlio della Madre e dei Santi, tutta una serie di templi, per potere elevare all’Altissimo la sua preghiera. L’itinerario che seguiamo ha lo scopo proprio di rivelare la generosità di un popolo che, ai tempi nei quali in Europa sorgevano le cattedrali, ricco solo di fede, seppe costruire splendide chiese nelle sue diverse località. Originali nelle architetture, il materiale per gli altari e gli arredi preso dall’ambiente, dal bosco allora presente, legno lavorato nelle figure del Signore, di Maria, dei Santi, coperte poi di lamine d’oro, punti luminosi nelle colline e nelle campagne che circondano Mondolfo. Poi affreschi, pale, pulpiti istoriati. Il popolo e le antiche confraternite erigono nobili dimore al Signore per vivere alla sua presenza, serena e luminosa, che continua ancora oggi, per chi ha cuore, occhi e anima di fede. Non dunque un itinerario percorso sulle mere tracce dell’arte (anche se essa è uno strumento prezioso, una via), ma un cammino religioso alla ricerca di una “presenza”. Spuntano ovunque antiche Edicole sacre così come Croci che un tempo insegnavano la strada al pellegrino, protezione contro la morte improvvisa, sostegno a portare la santificata fatica del vivere.
Partendo dal litorale, salendo lungo il primo tratto della Strada Provinciale 424 della Valcesano, si giunge, dopo poca strada, all’antico Monastero di San Gervasio di Bulgaria. Risalente al sec. V-VI, esso sorge al centro di un’area archeologica, nel territorio abitato nell’alto medioevo dai Bulgari, popolazione barbarica alleata dei Longobardi. Costruito con l’utilizzo di materiale di recupero di epoca romana – quivi sorgeva infatti con tutta probabilità la stazione di posta di Pirum Filumeni lungo un diverticolo della Strada Consolare Flaminia – la chiesa altomedievale ha un impianto basilicale mutuato dalle grandi chiese ravennati, e la costruzione interna settecentesca non nasconde la memoria della primitiva chiesa romanica. La cripta, uno dei primi esempi a colonna centrale, conserva un grande sarcofago in marmo del VI sec. che la devozione popolare vuole contenga il corpo del Santo ivi venerato, ed un tempo patrono principale della comunità mondolfese.
Uscendo dalla chiesa e percorrendo i propri passi per poi proseguire verso il centro di Mondolfo, si incontra il Convento di San Sebastiano, anima francescana del territorio. Sorge lì ove il popolo mondolfese, per pubblico voto, eresse nel 1479 una chiesetta votiva in onore di San Sebastiano, per aver scampato il Castello dalla peste. L’edificio attuale, risalente al 1760 è a croce greca; la pala d’altare, di qualche anno anteriore, riproduce il Santo ivi venerato con S.Francesco e la città di Mondolfo come all’epoca di mostrava al pittore fanese Sebastiano Ceccarini autore della tela.
Qualche centinaio di metri più avanti, percorsa una strada ombreggiata da querce, sorge l’antico Santuario della Madonna delle Grotte. Fu eretto nel 1682 dalla Confraternita della Misericordia dopo il ritrovamento di una effigie della Madonna del Rosario, rinvenuta in quei luoghi. La facciata esterna della chiesa in stile rinascimentale, racchiude all’interno la meraviglia di un ricco altare barocco, dove si conserva la miracolosa immagine della Madonna delle Grotte, riferimento mariano per l’intera Valle del Cesano. Di fronte alla chiesa la grande ed ombreggiata pineta, luogo ameno di svago e riposo. Giungendo al centro di Mondolfo, subito Via Cavour è dominata dalla mole del Complesso Monumentale di S. Agostino con la chiesa di S. Maria del Soccorso. Le prime notizie del grande complesso risalgono al 1290-’92. L’ampia chiesa, ad unica navata, si mostra nella sua ricostruzione tardo cinquecentesca, ed ospita numerose pale d’altare dei maestri più quotati del Cinquecento e Seicento marchigiano: opere di G.F. Guerrieri, C. Ridolfi, G. Presutti, F. Barocci… sono infatti custodite nei suoi dodici preziosi altari. A fianco della Chiesa il complesso conventuale degli agostiniani, con il chiostro affrescato ed il pozzo seicenteschi con gli spazi per le attività cultuali.
Entrando nel Castello passato il varco di Porta S. Maria, si sale lungo Via XX Settembre per giungere all’Insigne Collegiata di Santa Giustina. E’ la chiesa parrocchiale di Mondolfo e, le prime notizie risalgono al 1290. Ad unica navata, si presenta al suo interno con un gusto tardo barocco, ancorché terminata nelle sue forme attuali solo nel 1760. Nel Cappellone del SS. Sacramento – eretto nel 1833 su disegno del senigalliese Giuseppe Ferroni – è conservata l’effigie della Madonna della Misericordia, detentrice delle chiavi argentee della Città, per averla salvata dal colera. Nella cantoria un restaurato organo storico “Gaetano Callido” del 1776 protagonista ogni anno di numerosi concerti.
Non molto distante, parimenti protetta dalla seconda cerchia muraria del Castello, sorge in Via F.lli Rosselli l’Oratorio di San Giovanni Decollato. Realizzato nel corso del XVII secolo dalla Confraternita della Buona Morte, era una delle otto chiese un tempo esistenti entro le mura. Nella sua semplice aula, che ospita la statua lignea del Cristo morto (sec. XVIII) processionalmente portata il Venerdì Santo, un grande altare barocco in legno dorato, con al centro un Crocifisso che tanti miracoli elargisce ai fedeli. Fra le varie tele presenti, una dalle dimensioni notevoli, ancorché danneggiata, raffigura il Santo decapitato ivi venerato, ed è riconducibile alla fine del XVI secolo. Disperse poi per la campagna circostante il Castello, fra il mare e la collina, le Chiese rurali del Mengaccio, di S. Ginesio, di S. Vittoria e di S. Irene.

Alessandro Berluti

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