Pasqua a Mondolfo

Due gli appuntamenti principali:

  • Veglia nella Notte Santa
  • Domenica di Pasqua.

Vediamoli:

VEGLIA NELLA NOTTE SANTA

Collegiata Parrocchiale di S.Giustina, 31 marzo 2018 – ore 21,30

«Questa è la notte in cui Cristo, spezzando i vincoli della morte, risorge vincitore dal sepolcro». Queste parole risuonano nelle nostre comunità cristiane, riunite in preghiera durante la veglia pasquale, attraverso il canto dell’Exultet, il preconio pasquale che annuncia la risurrezione di Cristo e che intonerà l’Arciprete di S.Giustina Don Emanuele Lauretani. È una notte beata, veramente gloriosa, una notte di grazia – come continua il testo dell’Exultet – in cui la tristezza della morte viene spazzata via dall’esultanza della risurrezione.
Il mistero pasquale, celebrato solennemente in questi giorni del triduo ed in ogni preghiera liturgica della Chiesa, si pone al centro della nostra fede come colonna portante di tutta la vita cristiana: proprio perché il Signore è risorto dai morti possiamo credere nel suo vangelo di salvezza, possiamo vivere con gesti concreti il suo amore, possiamo sperare fiduciosi nella vita eterna («Cristo risorto confermerà in noi la speranza di partecipare alla sua vittoria sulla morte e di vivere con lui in Dio Padre » – parole finali dell’introduzione prevista dal Messale alla veglia pasquale).
Questa realtà ci viene ripresentata, per essere approfondita, sviluppata e vissuta ulteriormente, in tutto il tempo pasquale, ossia nei cinquanta giorni che seguono la Pasqua, fino alla solennità di Pentecoste. Il cero pasquale, preparato e acceso nella prima parte della veglia, dopo la benedizione del fuoco nuovo, rappresenta Cristo risorto, vincitore delle tenebre e della morte, sole che sorge dall’alto e che non conosce tramonto, luce vera che disperde la notte del peccato e illumina ogni uomo. Questo cero, di grandezza maggiore rispetto agli altri per poter essere ben visibile da tutti, è fin dai primi secoli uno dei segni più espressivi della veglia pasquale e della risurrezione. Prima di essere acceso viene preparato con una iscrizione a forma di croce, contornata dalla data dell’anno in corso e dalle lettere Alfa e Omega (prima e ultima lettera dell’alfabeto greco): questi segni, incisi nel cero dal celebrante con uno stiletto, vengono chiarificati dalle parole che li accompagnano: «Il Cristo ieri e oggi, Principio e Fine, Alfa e Omega. A Lui appartengono il tempo e i secoli. A Lui la gloria e il potere per tutti i secoli in eterno. Amen ». Un cero che ogni anno, in uno dei borghi più belli d’Italia, viene creativamente dipinto da un artista del luogo, a significare l’eccezionalità e l’esclusiva bellezza di questo.  Il secondo segno principale del tempo pasquale è l’acqua benedetta. Elemento naturale che evoca in se stesso la vita e la purificazione, in ambito cristiano l’acqua viene a significare Cristo stesso, l’unico capace di estinguere la sete profonda del nostro cuore (cfr Gv 4,14 e Gv 7,37-39). Nell’acqua su cui è stata invocata la benedizione di Dio siamo stati immersi noi cristiani al momento del battesimo proprio per essere inseriti nella realtà profonda di Cristo, e, uniti a Lui, diventare «figli nel Figlio», aver la fortuna e la bellezza di poter chiamare Dio «nostro Padre».
Ecco perché nella veglia pasquale, subito dopo la liturgia della luce e la liturgia della parola, celebriamo la liturgia battesimale . Nel tempo pasquale la presenza dell’acqua benedetta nella notte di Pasqua assume maggiore importanza per far memoria del nostro battesimo e del nostro essere inseriti nel mistero della morte e risurrezione di Cristo. Ma ci sono anche altri segni. Entrando nelle nostre chiese, notiamo come già la presenza dell’addobbo floreale , ci parla di festa. La dimensione festiva è molto importante nel tempo di Pasqua. Dopo il periodo della quaresima, in cui tutto ci richiamava a vivere l’essenzialità – anche l’interno stesso della chiesa, austero, privo di fiori e di ornamenti – ora l’aula della celebrazione viene ornata e abbellita con addobbi floreali che, con i loro colori e i loro profumi, ben sottolineano il tono gioioso di questo periodo: l’esultanza per la risurrezione di Cristo trova espressione anche in questo segno di abbellimento, di cura e di ornamento del luogo dove celebriamo l’eucaristia. Partecipando ad una celebrazione liturgica, la Messa domenicale per esempio, vediamo come anche il colore dei paramenti del sacerdote è cambiato: mentre in quaresima predominava il viola, che per la sua tonalità ci richiamava ad una dimensione di austerità e di sobrietà, ora il celebrante è vestito con paramenti bianchi o dorati, colori che richiamano alla realtà gloriosa della risurrezione e che evocano la luce, la gioia e la festa.
Sempre durante lo svolgimento di una celebrazione liturgica, possiamo notare come l’organo e gli altri strumenti musicali, abbiano più ampia modalità di accompagnare la nostra preghiera, non solo unicamente per sostenere il canto dell’assemblea – come richiesto per tutto il tempo di quaresima -, ma anche per far risuonare nei nostri cuori, con brani musicali diversi, la gioia della risurrezione. Il canto stesso dell’Alleluia, omesso severamente per tutto il periodo quaresimale, viene suggerito e proposto più volte in tutto il tempo di Pasqua (anche come possibile ritornello del salmo responsoriale) per dar voce all’esultanza pasquale.

DOMENICA DI PASQUA – 1 aprile 2018

Sante Messe con orario festivo: nell’Insigne Collegiata Parrocchiale di S.Giustina, presso la piazza del Castello Martiniano, in particolare Ss. Messe ore 9 e 11,15.

Viviamo bene questo tempo liturgico, ricco di grazia e di salvezza, perché insieme, come Chiesa, possiamo crescere sulla strada del suo amore e portare a tutti l’annuncio di gioia e di pace che ci dona il Risorto.

Stampa articolo