
IL PRESEPIO DEGLI ANIMALI
Quando vedo i presepi dei bambini, spesso popolati da numerosi animali, penso al brano del profeta Isaia ed alla canzone natalizia “Quanno nascette ninno”.
“Il lupo dimorerà insieme con l’agnello;
il leopardo si sdraierà accanto al capretto;
il vitello e il leoncello pascoleranno insieme
e un piccolo fanciullo li guiderà.
La mucca e l’orsa pascoleranno insieme;
i loro piccoli si sdraieranno insieme.
Il leone si ciberà di paglia, come il bue.
Il lattante si trastullerà sulla buca della vipera;
il bambino metterà la mano nel covo del serpente velenoso.” (Isaia 11,6-8)
Voglio prendere il volo a partire da questo brano biblico, che caratterizza il tempo di Avvento e Natale, un brano che ha ispirato anche una delle canzoni di Natale di sant’Alfonso Maria de’ Liguori (l’ altra è “Tu scendi dalle stelle”).
Alcune righe della canzone dicono così:
“Quanno nascette Ninno a Bettlemme
Era notte e pareva miezo juorno.
Maje le Stelle – lustre e belle Se vedetteno accossí:
E a chiù lucente
Jette a chiammà li Magge ‘a ll’Uriente…
No ‘nc’erano nemmice pe la terra,
La pecora pasceva cu ‘o lione;
Cu ‘o capretto – se vedette
‘O liupardo pazzeà;
Ll’urzo e ‘o vitiello
E co lo lupo ‘n pace ‘o pecoriello.
Coppie inconciliabili di animali, aggiogati dal piccolo fanciullo… il bambino che sta tranquillamente accanto al serpente velenoso… sicuramente questi versetti ci parlano di un bellissimo sogno di pace, quella pace che è dono del Cielo, dono che però chiede di essere accolto, custodito, coltivato nei nostri cuori; è il sogno di Dio che viene comunicato agli uomini, affinché sia opera divino-umana.
Però voglio andare oltre questa prima impressione; infatti noi potremmo pensare che il brano voglia auspicare che i cattivi (lupo, leopardo, leoncello…) diventino buoni… non è semplicemente così; quegli animali raffigurano atteggiamenti opposti di fronte alla vita, caratteri diversi, virtù opposte, ma tutte importanti. Ci serve la furbizia del lupo e l’ingenuità dell’agnello, la sveltezza del leopardo e la giocosità del capretto, la pacatezza del vitello e l’esuberanza del leoncino, la serenità della mucca e persino l’aggressività dell’orsa. Tutto a suo tempo serve… l’adesione della fede a Gesù è capace di mettere insieme gente e popoli estremamente diversi, come i santi sono estremamente diversi e complementari fra loro. Il Vangelo ha unito romani e barbari, orientali ed occidentali, sognatori e gente pratica, guerrieri e monaci, dotti ed ignoranti: chiunque si lasciasse prendere per mano dal Fanciullo, per farne lo strano popolo di Dio.
Nel Fanciullo di cui parla il profeta mi piace vedere Gesù; non solo quando era bambino, ma in tutta la sua vita, caratterizzata dall’umiltà, dalla mitezza, dall’abbandono fanciullesco nella volontà del Padre; Gesù non ha temuto, come un ingenuo bambino, di accostasi alla buca dell’aspide, si è fatto anche mordere dal serpente infernale, ma è in quel modo che ha donato a noi l’antidoto per la vita eterna.
Chi si lascia guidare dal Divino Fanciullo può sperimentare un altro prodigio nella propria vita, quello di veder aggiogate in se stesso bestie tanto diverse; è quella piena umanità che vediamo risplendere nei santi: gente dottissima ed altrettanto semplice nell’esporre ai bambini, consapevole della propria dignità e capace di comprendere tutti, forte nel rifiutare il male, dolce nell’accogliere chi sbaglia. I grandi uomini e le grandi donne guidate dal Fanciullo conoscono la fatica ed il dolore, eppure abbondano di consolazione e speranza: il Dio-uomo fa convivere in noi timore e coraggio, fragilità e costanza, realismo e fantasia!
Tanti auguri da parte di tutti gli animali del Presepio!
Don Emanuele, parroco
Tratto da Incontro, n. 2 – dicembre 2020