
Il Cappellone del SS.Sacramento in una vecchia foto degli anni 1930.
A progettare la costruzione del Cappellone, venne chiamato da Senigallia l’Architetto Giuseppe Ferroni[1] (1807-1877). “Peritissimo dell’arte architettonica, e degno discepolo di quel buon maestro che fu il celebre Pietro Ghinelli da Senigallia”[2], il Ferroni[3] fu particolarmente attivo e stimato nella sua città natale, dove progettò e realizzò molti lavori pubblici in particolar modo durante l’episcopato del Cardinale Fabrizio Sceberras Testaferrata, allora Vescovo di Senigallia. A lui si deve infatti la progettazione della nuova Porta Marina, poi ribattezzata in quell’occasione Barriera Gregoriana così come l’ampliamento della Chiesa di S. Maria Assunta ai Cancelli[4] e la ricostruzione della Chiesa detta “del Porto”[5]. A Fano progettò la ricostruzione della Chiesa di S.Francesco ed il Campanile di S. Maria Nuova: sempre a lui si doveva la nuova cuspide in stile neogotico del campanile della cattedrale di Fano, demolito dai tedeschi nella Seconda Guerra Mondiale.
Fra le opere più note del Ferroni a Senigallia[6], va senz’altro annoverata la Cappella della Madonna della Speranza, costruita per volere del Card. Testaferrata all’interno della Basilica Cattedrale. “E’ un piccolo gioiello di architettura con linee che vanno dall’ultimo ‘700 ad alcune espressioni neoclassiche”[7]. “Ellittica è la figura della cappelletta, ed ellittica pure è la forma del soffitto e del lanternino: la girano intorno a misurata distanza otto colonne d’ordine corintio, le quali ripartite secondo legge fra l’Eustilo e il Diastilo Vitruviano con opportune trabeazioni, rendono vista tra maestosa e decorosa non so qual più. Posano sopra basi attiche, e portano capitelli corinti a foglia d’acanto. Il cornicione che sopra le aggira[8] è incrostato a scagliola […]. Si erge sopra questo la volta che ha forma di semiellissoide con un cuppolino [lanterna] al centro, onde prende la necessaria luce tutta la Cappella”[9]. Dalla descrizione si evince chiaramente come il Ferroni, nel costruire la Cappella della Madonna della Speranza di Senigallia, si sia ispirato – quasi come a sorta di prototipo – al Cappellone del SS. Sacramento che aveva egli progettato[10] e realizzato in simili forme a Mondolfo appena qualche anno prima. Se, infatti, il lavoro di Senigallia fu condotto a termine nel 1838, la costruzione del Cappellone di Mondolfo riceveva il collaudo finale l’11 aprile 1833 da parte dell’Ing. Giovani Rossi, il quale, fra l’altro scriveva al termine della sua relazione: “E qui mi sia lecito il dire, che l’esattezza, la precisione e la solidità di tutta la fabbrica devonsi all’indefesso zelo ed attività dei Sig.ri Canonici Deputati [alla sorveglianza del lavoro] e del Rev.mo Sig. Arciprete, alla loro oculatezza nello scegliere un Intraprendente [cioè l’impresa costruttrice] quanto abile altrettanto onesto, ed alle cognizioni profonde nell’Arte Architettonica del Sig. Giuseppe Ferroni, che ha saputo concepire un disegno si’ elegante ed armonico, e con tant’assiduità ha sorvegliato l’opera fino al suo termine”[11].
Nella realizzazione del Cappellone, ed in special modo per la contestuale costruzione dei sepolcri nel sotterraneo, il Capitolo della Collegiata non si ebbe a giovare solo dei preziosi servigi dell’Arch. Ferroni, ma anche della ben nota esperienza dell’Ingegnere pontificio Clemente Folchi[12] (1780-1868). Architetto, Ingegnere, Archeologo romano ed Accademico di S. Luca in Roma[13], il Folchi non solo aveva progettato la facciata del nuovo Duomo di Camerino, ma sarebbe stato chiamato da Papa Gregorio XVI nel 1832 ad eseguire quelle avveniristiche opere idrauliche che, variando il corso del Fiume Aniene a difesa di Tivoli con la costruzione di due gallerie sotto il Monte Catillo, avrebbe portato alla realizzazione della nota ‘Grande Cascata’ per l’appunto in quella città. L’intervento a Mondolfo del Folchi, ebbe a certificare che, quanto si sarebbe andato costruendo in relazione ai sepolcri sotto il Cappellone, non avrebbe potuto arrecare alcun disturbo alle case vicine, specie in relazione all’eventuale diffusione di esalazioni nocive o maleodoranti[14].
(Tratto da: Berluti A., Di un accordo fra la Confraternita del Santissimo Sacramento ed il Capitolo per la erezione del Cappellone nella Insigne Collegiata di S. Giustina in Mondolfo, 2005).
[1] Cfr.: APM, LB, scrittura privata, 17 agosto 1831.
[2] Montanari G.I., Delle cose operate dall’Eminentissimo e Reverendissimo Principe Signor Cardinale Fabrizio Sceberras Testaferrata Arcivescovo Vescovo e Conte di quella Città – Breve Commentario, Pesaro, 1842, p. 21. Il Ghinelli, che si inserisce nel filone del tardo Neoclassicismo che si protrae anche nel corso dell’800, è ritenuto il più illustre architetto teatrale delle Marche per avervi costruito importanti e numerosi teatri. A Mondolfo, nel 1807, il Ghinelli aveva presentato il progetto per la erezione del nuovo cimitero, ma non se ne fece nulla; cfr.: Berluti A., Storia della sanità… , op. cit., pp. 94-95.
[3] Cfr.: G.M. Claudi, Catri L., a cura di, Dizionario Biografico dei Marchigiani, Ancona, 2002, “Ferroni Giuseppe”, p. 221.
[4] Cfr.: Petri P., a cura di, La scienza e le arti sotto il Pontificato di Pio IX, Roma, 1860.
[5] Cfr.: Frulla M., “Cultura figurativa accademica e purista nella Senigallia di Pio IX”, Tesi di Laura discussa alla Facoltà di Lettere e Filosofia – Corso di Laurea in Discipline delle Arti, Musica e Spettacolo, dell’Università degli Studi di Bologna, A.A. 1996-1997, p. 38.
[6] “Ferroni fu anche l’architetto preferito da Pio IX nella zona marchigiana, in merito alla sua abilità e per l’adesione al gusto classico, proprio dell’ambiente accademico romano” [Frulla M., op. cit., p. 98].
[7] Cfr.: Mencucci A., Il Duomo di Senigallia, 2002, p. 46.
[8] “Tra il colonnato e la semicupola domina una trabeazione classica fatta di modanature…” [Mencucci A., Il Duomo…, op. cit., p. 46].
[9] Montanari G.I., op. cit., p. 21.
[10] Per la descrizione che lo stesso architetto dà del Cappellone di Mondolfo, cfr. quanto più sopra riportato.
[11] APM, LB, Collaudo dei lavori della Cappella del SS.Sacramento, 11 aprile 1833.
[12] Cfr.: APM, Faldone Collegiata – Capitolo di Massa, Controversia Arciprete e Capitolo per l’erezione della Cappella del Sacramento, Informazione e parere riservatissimo di… all’esposto dal Capitolo di Mondolfo alla Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari rimesso a Monsignor Vicario Generale, Mondolfo, 1830.
[13] “Architetto particolare di Gregorio XVI e di Pio IX, Consigliere del Comune di Roma, socio della pontificia Accademia romana d’Archeologia, Membro della Commissione d’Antichità e Belle Arti, direttore dei lavori dell’Aniene e del Maroggia, Reggente della Congregazione artistica del Pantheon, Presidente dell’Accademia Tiberina e di San Luca, Architetto della rev.ma Fabbrica di San Pietro e della Basilica Lateranense, architetto in Roma per le fabbriche del Granduca di Toscana, Ingegnere della Consulta e della Sagra Congregazione delle Acque e Strade, Membro dell’Istituto d’architettura Britannica, dell’Arcadia e delle Accademie di Belle Arti di Venezia, Firenze, Bologna Ravenna e Perugia, eccovi la serie di onorifiche attività del nostro architetto” [Busiri Vici A., “Clemente Folchi Ingegnere, Architetto ed Archeologo Romano (1780 – 1868)”, estratto da Palladio – Rivista di Storia dell’Architettura, n. I-II, aprile –giugno 1959, p. 40].
[14] “Un valente e dotto professore dell’arte salutare – si legge in documento dell’Archivio Parrocchiale di S.Giustina – espressamente invitato a venire ad esaminare li disegni e la località in cui affacceranno le finestre corrispondenti alla Camera dei Sepolcri, nonché la Contrada, e finestre e porte delle case conterminali; ed il Sig. Cav. Clemente Folchi Ingegnere Pontificio, ed Architetto, e Accademico di S. Luca in Roma, il quale ha osservato quanto sopra, asseriscono tutto il contrario di quanto si teme”, [APM, Faldone Collegiata – Capitolo di Massa, Controversia Arciprete e Capitolo per l’erezione della Cappella del Sacramento, Informazione e parere riservatissimo di… all’esposto dal Capitolo di Mondolfo alla Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari rimesso a Monsignor Vicario Generale, Mondolfo, 1830.] e che cioè dalla costruzione di detti sepolcri sotto il Cappellone, possa esservi nocumento per i residenti nelle case vicine.